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La Zooantropologia Equestre

La Zooantropologia Equestre, nell’epoca della zootecnia, nell’epoca dello sfruttamento animale, rimette la relazione uomo-cavallo al centro del suo interesse. La sua missione è quella di approfondire lo studio della relazione tra l’uomo e questo animale rendendo loro la dignità che in questa società gli è stata negata. La Zooantropologia è una disciplina che mette al centro della sua riflessione l’importanza di un “prodotto” diverso; il “prodotto” della relazione uomo-animale: qualcosa di molto più nutriente delle uova, del latte o della carne. Questo prodotto non commestibile, tuttavia è in grado di alimentare la nostra crescita culturale, rendendoci persone migliori. Come un maestro è capace di trasformare l’allievo con i suoi insegnamenti, così i cavalli possono essere fonte di arricchimento per la nostra esperienza di vita, l’importante è riprendere ad ascoltarli.

Da tempo si sono studiati gli effetti beneficiali che i disabili possono trarre dalla relazione con i cavalli. Così sono nate, ad esempio, la riabilitazione equestre o l’ippoterapia. Agli utenti di queste discipline vengono proposte attività svolte prevalentemente in sella e grazie al contributo di medici, fisioterapisti e altre figure sanitarie si lavora per raggiungere obiettivi co-terapeutici o riabilitativi.

Ma in realtà, il contributo che il cavallo può offrire va ben al di la di quanto abbiamo poc’anzi accennato; se solo avessimo il tempo e l’umiltà di fermarci ad osservarlo nella sua unicità spogliandolo dalle sole cose che non sono parte della sua natura: la sella, la testiera, e le redini.

Per comprendere chi sia un cavallo bisogna scendere di sella, guardarlo da terra, libero, insieme al suo branco. È solo allora che tutte le sue grandi doti cominceranno a divenire evidenti. Riconoscerle può rappresentare un primo passo per avvicinarci a loro e lasciarci contagiare. Solo a questa condizione sarà possibile esplorare insieme questo mondo così appassionante. Scendiamo di sella e scendiamo dal pulpito! Cambiamo ruolo, mettiamoci in ascolto, rendiamoli maestri: solo allora potremo renderci conto di avere tanto da imparare.

Sempre di più l’uomo si accosta alla realtà degli altri animali con atteggiamento superficiale, egocentrico, competitivo e per questo incapace di stare nelle relazioni in maniera serena. La superficialità consiste nell’incapacità di soffermarsi sui piccoli particolari scoprendo chi veramente abbiamo davanti. Chi sono i cavalli? Perché hanno certi comportamenti? Come comunicano?

Purtroppo fin dall’antichità, la nostra relazione con loro è stata connotata da un utilizzo performativo poco rispettoso di quelle che sono le sue caratteristiche etologiche. Abbiamo visto nel cavallo l’opportunità di farci trasportare e così, in poco tempo, la possibilità di relazionarci con lui come soggetto dotato di emozioni e desideri è decaduta per lasciare spazio solo a un rapporto basato sul utilizzo e non più sul interscambio.

In questo momento nel quale moto, macchine, treni e aerei li hanno sostituiti cosa hanno da offrirci. Niente in un’ottica zootecnica, ma tanto da un punto di vista zooantropologico. Pensiamo solo all’educazione emozionale. I cavalli, come animale preda, sono capaci di comprendere e trasmettere le emozioni altrui in un modo del tutto eccezionale. Se li osserviamo in branco, potremmo notare che la preoccupazione di uno diventa immediatamente la preoccupazione di tutti. O ancora, che se uno di loro decide di avvicinarsi serenamente a noi mentre li osserviamo da lontano gli altri probabilmente lo seguiranno. Sono animali estremamente empatici: sono maestri nel mettersi nei panni degli altri, nel riuscire a sentire quello che gli altri sentono.

Questi è solo un esempio di come i cavalli possono diventare animali capaci di trasformarci, capaci di mostrarci altri modo di essere, di vivere, di sentire.

In altri articoli approfondiremo nei prossimi mesi altri dei contributi dei quali possiamo beneficiare nella relazione con loro